Bestiale #87 - Amarena non c'è più, ma i suoi cuccioli sì: ora pensiamo a loro (e agli altri orsi marsicani)
Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è l’ottantasettesima puntata di Bestiale, che comincia, continua e finisce con Amarena.
Impossibile per me non parlare di quello che è successo ad Amarena. La morte dell’orsa più famosa del Centro Italia mi ha scosso, come era già successo con suo figlio, Juan Carrito. Con un’aggravante: lei non è stata investita per sbaglio, ma è stata presa a fucilate.
Le ho dedicato una lettera:
Ora, però, cerchiamo di mettere da parte le emozioni e di restare lucidi, per quanto possibile. Andiamo con ordine.
Chi era Amarena
Di base si trattava dell’orso marsicano più famoso d’Italia: nessuno aveva fatto notizia più di Amarena, negli ultimi anni. Le sue pacifiche scorribande nei paesi del Centro Italia avevano attirato le attenzioni, anche perché spesso si faceva vedere insieme ai suoi cuccioli.
Totalmente innocua, più volte si è tentato di allontanarla dai centri abitati, ma invano: evidentemente lì poteva trovare cibo e sicurezza, tenendo lontani i cuccioli dai maschi adulti che avrebbero potuto aggredirli. Ma lo dico da subito: un orso confidente non è mai un bel segnale, purtroppo, perché dalle interazioni eccessive nascono i problemi.
Amarena nel 2020 è stata vista con ben quattro cuccioli al seguito (oltre la media, di solito il massimo è tre), di cui uno era appunto Juan Carrito. Oggi i cuccioli sono due.
Il suo nome derivava dalle ciliegie di cui era particolarmente ghiotta. Anche di lei parla il bellissimo documentario “Il Marsicano: L'ultimo orso”.
Cosa è successo
Nei giorni scorsi, Amarena era stata avvistata a San Benedetto dei Marsi (Abruzzo) insieme ai suoi cuccioli: come sempre il video del suo passaggio in breve tempo era stato diffuso sui social e aveva fatto scalpore. La sua passeggiata era stata, ancora una volta, totalmente pacifica.
Poi, nella notte del 31 agosto, alle ore 23:00, Amarena si è introdotta nel giardino di un 56enne che abita alla periferia di San Benedetto dei Marsi: l’uomo ha ucciso l’orsa con un colpo di fucile. Sul posto sono arrivate le autorità e anche un veterinario, che non ha potuto far altro che constatare la morte dell’animale.
“Ho sparato per paura ma non volevo uccidere, l'ho trovata dentro la mia proprietà è stato un atto impulsivo, istintivo”, ha dichiarato l’uomo, che in breve tempo è finito sotto la gogna mediatica.
Cosa succede adesso: i cuccioli davanti a tutto
Amarena aveva due cuccioli, come detto: in questo momento, gli sforzi sono diretti verso la loro tutela. Di solito gli orsi lasciano la mamma e diventano indipendenti intorno all’anno e mezzo di vita. Ad oggi si pensa che i due abbiano circa 8 mesi: sono nati nel 2023 e sarebbero dovuti restare con la mamma almeno fino alla primavera del 2024.
Intanto, una notizia positiva: i cuccioli, dopo un’iniziale separazione, si sono ricongiunti e sono stati avvistati insieme mentre mangiavano mele da un albero. Ottimi segnali: vuol dire che sono in grado di orientarsi e di provvedere da soli al proprio sostentamento.
In questo articolo è stato spiegato nel dettaglio quali rischi corrono: oltre al problema del cibo, per i cuccioli i guai sono legati anche ad altri animali che potrebbero aggredirli, come lupi, cani, gatti o altri orsi. Le autorità, nei giorni scorsi, hanno invitato le persone a stare lontane dai luoghi frequentati dai cuccioli, per ovvi motivi. La popolazione di orsi bruni marsicani conta una sessantina di esemplari: perderne altri due in salute, oltre ad Amarena, sarebbe un danno grave.
La cattura per ora è sospesa. Bisognerà comunque capire cosa fare, monitorando i movimenti dei cuccioli e i loro comportamenti nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, per capire se convenga trasferirli in un luogo più sicuro o se siano in grado di sopravvivere da soli.
Per restare aggiornati, vi invito a seguire il profilo Instagram del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: nei post viene spiegato bene tutto quello che sta succedendo, giorno dopo giorno, e vengono date anche indicazioni sui giusti comportamenti da tenere.
Dalle polarizzazioni inutili agli approcci sani
In generale, è inutile tentare di dare soluzioni semplicistiche a problemi complessi come la gestione di un grande carnivoro a contatto con gli esseri umani.
Tutto, di nuovo, si è trasformato in tifo da stadio, come accaduto anche con JJ4 in Trentino: le situazioni vanno analizzate a fondo, bisogna capire i motivi e le ragioni, bisogna informarsi, sapere quali sforzi sono stati già fatti, cosa è andato bene, cosa è andato male.
Tanto dipende anche dall’opinione pubblica e dai comportamenti dei singoli, che per primi dovrebbero evitare condotte inappropriate, sui social così come nella vita vera. Le minacce di morte rivolte all’uomo che ha ucciso Amarena, costretto adesso a vivere sotto scorta, sono inaccettabili; andare a cercare i cuccioli per i boschi non solo è inutile, ma è anche dannoso. Di tutto questo devono occuparsi autorità competenti e addetti ai lavori. La giustizia farà il suo corso.
L’analisi razionale, la messa in atto di pratiche concrete e funzionali, lo sforzo consapevole da parte della collettività, il ruolo educativo delle istituzioni: questi sono gli unici approcci sani che, alla lunga, possono portare ad una convivenza pacifica e duratura tra esseri umani e grandi carnivori.
Io ci credo ancora, nonostante tutto.
Qualche link a corredo:
Nei giorni scorsi c’è stata un’altra incursione di un’orsa: per fortuna, a Gemma è andata meglio;
Sul sito del PNALM viene spiegato perché un orso confidente è considerato problematico;
Dell’orsa Amarena si sta parlando molto anche in tv, in maniera più o meno valida: si è arrivati addirittura alle trollate.
La puntata del podcast Dolittle dove parlavo con Ferdinando Cotugno proprio della gestione degli orsi nel Centro Italia.
Giovedì prossimo torna la newsletter classica.
Per il resto, nient’altro da aggiungere:
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