Breve lettera aperta all’orsa Amarena
Ciao Amarena,
mi sento in dovere di chiederti scusa e per questo ho sentito il bisogno di scriverti. Mi presento: sono uno di quei bipedi che ti è spesso capitato di incontrare lungo il tuo percorso su questa Terra.
Chissà cosa pensavi, di noi, ogni volta che ci vedevi. Ti avvicinavi con circospezione ma allo stesso tempo curiosità, e così facevano i tuoi cuccioli. Ci guardavi dalla giusta distanza dietro i tuoi occhi da orso che, evidentemente, non percepivano alcun pericolo, alcuna minaccia concreta.
Così, negli anni, alcuni paesini del Centro Italia hanno imparato a conoscerti, a convivere con te e con la tua prole, della quale faceva parte anche Juan Carrito. Era una famiglia felice e grande, la tua. Adesso deve andare avanti senza di te.
Ieri notte sei stata presa a fucilate. Di nuovo: chissà cosa hai pensato, nel momento in cui hai visto quell’oggetto metallico e freddo puntato contro di te, che al massimo eri abituata a vedere qualche telefono che riprendeva le tue scorribande. Chissà se ti sei resa conto del pericolo, o se non ti sei accorta di nulla. Chissà se hai avuto paura, prima di morire.
Non so cosa hai pensato, Amarena. Purtroppo, non so cosa pensano gli orsi. Però, in compenso, so cosa pensiamo noi esseri umani, bipedi evoluti, specie dominante su un pianeta che sentiamo nostro, solo nostro, e che per questo ci sentiamo in diritto di prendere a fucilate.
E allora ti chiedo scusa, Amarena. Lo faccio con la rabbia in corpo di chi si sente deluso e tradito, di chi pensava che una convivenza pacifica con te, almeno con te, fosse possibile. Invece, dal Trentino all’Abruzzo, continuiamo a fare quello che ci riesce meglio: disastri.
Eri bella, prolifica, in salute, famosa, simpatica, innocua. Eri un simbolo, per il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Eri, e adesso non sei più. Lasci i tuoi cuccioli, che ora dovranno crescere senza mamma; allo stesso tempo, lasci anche una tua eredità, proprio come aveva fatto Juan Carrito.
Io ci spero, Amarena. Spero che quello che è successo inneschi una discussione profonda, una riflessione sul nostro rapporto con gli orsi e con gli animali in generale. Spero che dal male nasca il bene. Non posso fare altrimenti, noi bipedi siamo anche così: speriamo. Anche quando sembra impossibile, continuiamo a farlo.
E allora, Amarena, spero che la tua morte faccia rumore. Lo stesso di un colpo di fucile: forte, spietato, chiaro e inevitabile.
Bum.