Bestiale #66 - L'attacco mortale dell'orso in Trentino non è soltanto un caso
Mercoledì 5 aprile Andrea Papi è stato attaccato e ucciso da un orso in Trentino: è il nono attacco dal 2014, il primo mortale.
Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la sessantaseiesima puntata di Bestiale. Sarà un’edizione particolare, incentrata inevitabilmente su quello che è successo in Trentino.
Nell’ultima settimana si è parlato parecchio del primo attacco mortale da parte di un orso in Italia. La vicenda è complessa, in questo post proverò a mettere un po’ di ordine, partendo dai fatti e andando poi nello specifico, cercando di capire ragioni e conseguenze di quanto accaduto.
Cominciamo.
I fatti
Il pomeriggio di mercoledì 5 aprile, Andrea Papi, 26enne residente a Caldes, in provincia di Trento, è uscito per andare a correre nei boschi del Monte Peller. Non vedendolo rientrare, i familiari hanno dato l’allarme.
Durante la notte tra mercoledì e giovedì, dopo ore di ricerche, è stato ritrovato il corpo senza vita del ragazzo: sin da subito, per via delle ferite sul suo corpo e per i segni di lotta sul luogo del ritrovamento, si è parlato di attacco da parte di un orso. L’autopsia ha confermato l’ipotesi.
Grazie a dei test genetici è stato possibile in poco tempo risalire all’esemplare che ha aggredito Andrea Papi: si tratta dell’orsa JJ4. Di lei parleremo più avanti. Per ora basti sapere che si tratta di una dei circa 120 orsi presenti in Trentino, reintrodotti in quei luoghi dal progetto Life Ursus. Partiamo proprio da qui.
Cos’è il progetto Life Ursus
A metà degli Anni Novanta, in Trentino, gli orsi erano praticamente estinti: la popolazione si era ridotta a pochissimi esemplari, la specie non aveva più un futuro in quei luoghi. Poi, nel 1996, è stato lanciato il progetto Life Ursus, con l’obiettivo di ripopolare la zona.
Tra la fine degli Anni Novanta e l’inizio degli Anni Duemila sono stati introdotti 10 esemplari, tutti provenienti dalla Slovenia, territorio dove gli orsi bruni non mancano di certo (si stimano circa 1000 esemplari). L’obiettivo era quello di raggiungere i 40-50 esemplari nel giro di 20-40 anni. Oggi, in Trentino, si stima ci siano 120 orsi bruni.
Come si legge sul sito del Parco Naturale Adamello Brenta, era stato fatto un sondaggio preventivo, che aveva dato risultati chiari:
La fase preparatoria del progetto ha previsto anche un sondaggio di opinione (affidato all’Istituto DOXA di Milano) che ha coinvolto più di 1500 abitanti dell’area. I risultati sono stati sorprendenti: più del 70% ha dichiarato di essere a favore del rilascio di orsi nell’area. La percentuale ha raggiunto addirittura l’80% con l’assicurazione di adottare misure di prevenzione dei danni e gestione delle situazioni di emergenza. ll Parco ha pianificato questi provvedimenti nelle Linee Guida.
Evidentemente, però, qualcosa non ha funzionato. Negli ultimi anni, le interazioni tra popolazione e orsi si sono intensificate: fino a pochi anni fa non era stato segnalato neanche un attacco, poi ce ne sono stati 7 dal 2014 al 2022, ai quali vanno aggiunti altri due nel 2023. L’ultimo dei quali è risultato mortale.
Orsi trentini e orsi marsicani: differenze fondamentali
Pausa: in questa newsletter abbiamo già parlato di orsi marsicani, soprattutto con riferimento a Juan Carrito.
Ci sono delle differenze sostanziali tra gli orsi marsicani e quelli trentini, che vale la pena analizzare per capire perché i secondi siano più pericolosi degli altri, per quanto riguarda le interazioni con gli esseri umani.
Il tutto viene spiegato bene in questo articolo pubblicato su La Stampa:
Analizzando i comportamenti delle due tipologie di orsi, quelli marsicani sono risultati avere un comportamento meno aggressivo e più schivo dei loro "cugini" del Trentino. Secondo alcuni esperti questo diverso tipo di comportamento potrebbe derivare proprio dalla provenienza dagli orsi sloveni degli esemplari presenti in Trentino: gli orsi sloveni sono abituati a un territorio poco antropizzato, con bassa probabilità di incontrare esseri umani e possono quindi manifestare un atteggiamento meno tollerante in caso di incontri. Gli orsi marsicani invece convivono da sempre in una zona molto antropizzata e, causa anche del bracconaggio, sono riusciti a sopravvivere solo quelli più mansueti che hanno tramandato alla loro prole questo atteggiamento schivo.
L’orsa JJ4 era stata già segnalata in passato
Tra gli orsi presenti in Trentino, c’è anche JJ4, identificata come l’autrice dell’aggressione ad Andrea Papi: ha 17 anni ed era stata già inserita nella lista degli orsi problematici, visto che aveva attaccato altre due persone nel 2020, sempre sul Monte Peller.
Perché non è stato fatto nulla, allora? La risposta, su Kodami:
A seguito di ciò, il presidente della Provincia Maurizio Fugatti emise un’ordinanza contingibile e urgente per rimuovere l’esemplare dal territorio per «motivi di sicurezza pubblica». Ma, come si legge nell'ultimo report Grandi Carnivori, «non è stato possibile applicare tale ordinanza di rimozione in quanto la stessa è stata dapprima sospesa e quindi annullata dalle autorità giudiziarie alle quali si sono appellate associazioni animaliste». JJ4 fu quindi catturata proprio nella Val di Sole e dotata di radiocollare, così come gli altri individui problematici.
Le associazioni animaliste sono intervenute anche nel 2022, quando c’era l’intenzione di catturare di nuovo JJ4, perché il radiocollare si era scaricato. Non è stato dunque possibile tracciarla e tutt’oggi le autorità sono alla ricerca dell’esemplare, dopo quello che è accaduto lo scorso 5 aprile.
Cosa succede adesso
JJ4, una volta catturata, verrà abbattuta: come sostengono gli esperti, l’abbattimento in questi casi è necessario. Un orso che ha già aggredito e ucciso un uomo, oltre ad essere aggressivo, potrebbe ripetere il comportamento in futuro o addirittura insegnarlo ad altri orsi. Inoltre, la presenza di un esemplare problematico mette in cattiva luce quelli che non lo sono: se gli attacchi dovessero continuare, la rabbia della popolazione che vive in quei luoghi sarebbe difficilmente contenibile.
Il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha già emesso un’ordinanza di cattura e di abbattimento dell’animale. La LAV si è opposta, sostenendo di aver trovato un rifugio per l’animale, in modo tale da rimuoverlo da quelle zone.
Si parla inoltre di un piano per ridimensionare la popolazione di orsi in Trentino, riportando il numero sui 50 esemplari, come previsto inizialmente.
Nel frattempo, in molti si stanno scagliando contro la gestione del progetto Life Ursus da parte delle autorità. Tra queste persone, c’è anche la madre di Andrea Papi, che ha dichiarato:
Voglio chiarire una cosa: la colpa non è di mio figlio e neanche dell’orso. La colpa va ricercata nella cattiva gestione fatta da chi ha gestito, nel tempo, il progetto Life Ursus, che ormai è sfuggito di mano. L’abbattimento dell’orso non mi ridarà Andrea. La gestione di questo progetto, man mano nel tempo, è diventata sempre più incauta e inadeguata e non ha tenuto conto e valutato la crescita del numero degli orsi e della popolazione. Per la mancanza di tutela e prevenzione ci devono dei responsabili, che non possono passarla liscia''.
Qualche link a corredo, per chi volesse ancora approfondire:
Un articolo del Post su quanto siano realmente pericolosi gli orsi.
Thread di Nicola Bressi che, tra le altre cose, spiega bene il motivo per cui è necessario che l’orso venga abbattuto.
Un articolo dello zoologo Fabio Chinellato, che ha risposto a diverse domande che gli hanno posto sul tema.
Questa è la vicenda, questi sono gli scenari attuali. Spero che quello che ho scritto sia servito per fare un po’ di chiarezza. Se volete farmi sapere cosa ne pensate, scrivetelo nei commenti, oppure inviate una mail a leonardomazzeo1@gmail.com.
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Ci sentiamo giovedì prossimo, con l’edizione classica di Bestiale. E grazie, come sempre.
La selezione artificiale del carattere mansueto mi ricorda il libro della Adelphi, Come addomesticare una volpe
Grazie, molto chiari ed esaustivi il thread di Bressi e il pezzo di Chinellato.