Bestiale incontra Nicola Bressi: "Su Twitter sono diventato l'Aranzulla degli animali" 🗣
L’inconfondibile immagine dell’orango in bianco e nero, la dicitura “in risposta a” e il commento dettagliato, preciso, puntuale: Nicola Bressi risponde a tutti, guarda le foto sgranate e indaga, ti dice quale animale ti è entrato in casa e anche se è innocuo oppure no. Per questo in molti lo taggano e gli fanno domande.
Per intenderci:
Ogni giorno trovo nel feed di Twitter diversi botta e risposta simili e sono contento, visto che mi consentono di imparare cose nuove in maniera semplice e immediata. Seguo attivamente il profilo di Nicola Bressi per i suoi contenuti sugli animali, sempre interessanti e potenzialmente validi per essere inseriti nella newsletter del giovedì.
Per questo motivo ho deciso di fare una chiacchierata con lui per parlare di animali, di social e di divulgazione scientifica.
Sono uno zoologo, da bambino non sono mai stato indeciso: mi piacevano gli animali e ho sempre voluto fare questo. La vita poi mi ha portato a svolgere altri lavori, a ricoprire ruoli manageriali, ma ho capito che non faceva per me e sono tornato ad occuparmi della mia passione: gli animali.
Nicola mi racconta la sua vita e le strade che lo hanno portato oggi ad essere zoologo e curatore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, ma anche un punto di riferimento sui social. Gli domando: perché hai scelto proprio Twitter per la divulgazione scientifica?
Quando sono ritornato a fare lo zoologo ho capito l’importanza dei social: prima non ero attivo, avevo solo profili con i quali seguivo pagine che mi interessavano, leggevo e basta. Poi mi sono detto: se qui è dove si combatte la battaglia per la divulgazione al giorno d’oggi, allora scendiamo in campo. Il social che mi si adatta di più è Twitter: dà la possibilità di dire quello che si vuole dire senza tanti sbrodolamenti, in modo diretto. Io poi cerco sempre di distinguere quella che è una mia opinione da una certezza scientifica, in caso allegando dati e studi.
Cosa vuol dire avere a che fare con persone che ogni giorno ti fanno domande?
Twitter ha preso una piega diversa da quella che mi aspettavo: la mia intenzione era quella di postare contenuti per me interessanti, invece è cambiato tutto perché chi mi segue mi fa domande e io rispondo a quesiti sulle api, sui serpenti, eccetera. Sono diventato una specie di “Aranzulla degli animali”. Da evoluzionista dico che è l’ambiente che mi ha portato a fare questo. Vedo che agli utenti piace vedere che rispondo a qualcuno, perché si immedesimano e perché, soprattutto in questo campo zoologico, nessuno ti risponde mentre io cerco di dare un riscontro a tutti: è il mio modo di fare volontariato, donando agli altri la mia competenza.
In media, quante persone ti contattano a settimana?
Sono parecchie, perché quella che si vede su Twitter è solo una parte delle domande che mi arrivano. I miei conoscenti mi scrivono su Whatsapp, altri mi scrivono messaggi su Facebook, Instagram e soprattutto Twitter: tanti mi scrivono in direct perché magari si vergognano di aver trovato ad esempio uno scarafaggio a casa, anche se io li incoraggio a postare tutto pubblicamente perché quello che dico a loro può essere utile per tutti.
Comunque, facendo una stima e sommando tutto, mi arrivano una decina di domande al giorno.
Pensi che Twitter possa essere un mezzo importante per la protezione dell’ambiente e la sensibilizzazione su temi legati agli animali?
Ti direi di sì, perché è uno strumento utile anche per me: ogni cento domande ce n’è una a cui non so rispondere e quindi devo studiare e informarmi, magari contattando il collega più esperto. Questo è il lato positivo, ma c’è anche il risvolto negativo: le fake news si diffondono molto velocemente.
Ci sono molte bufale che si diffondono in fretta, questo più su Facebook che su Twitter: sul secondo magari leggendo le bio riesci a capire che “uno non vale uno”, mentre sui gruppi Facebook, quando vengono chieste opinioni, alla fine vincono quelli che prendono più like e non chi è più esperto.
Qual è il caso più eclatante che ti è capitato, in questo senso?
Un utente ha postato una foto dicendo che di notte c’era questo tasso che arrivava nel suo giardino. Per inciso: il tasso non è assolutamente un animale pericoloso, se lo lasci stare si fa gli affari suoi. Un altro utente però ha risposto: “Fai attenzione! I tassi sono pericolosi, possono graffiare, possono mordere, ti possono aggredire”. Certo, ma devi andare lì e devi strangolarlo per far sì che ti morda! Quindi ho risposto: “Perché hai scritto tutto ciò? Questa persona qui magari poi mette delle trappole o delle tagliole e può far male a qualcuno. Quale motivo hai di terrorizzare gli altri?”. Lui allora mi ha detto che era giusto informare gli altri sui possibili pericoli. Ma io non è che se uno posta una Ferrari gli scrivo sotto “ma sei matto, potrebbe esplodere!”.
Ecco: in quel caso ho stroncato sul nascere la bufala, ma se non ci sono io o se non c’è un collega a controbattere, quella risposta dell’utente poi riceve like, viene condivisa e si diffonde la credenza che i tassi siano pericolosi.
Quindi ti dico: i social sono importanti e hanno un potenziale bellissimo, ma alcune volte ho la sensazione di vuotare il mare con un secchio. Io, comunque, continuerò a rispondere per arginare le fake news e per dare risposte alle persone che chiedono la mia opinione.
Ringrazio ancora Nicola Bressi per la disponibilità e vi invito a seguirlo sui social: non ve ne pentirete. Qui trovate il suo profilo Twitter, qui quello di Instagram e qui invece la sua pagina Facebook.
Se avete domande o se volete fare segnalazioni, potete scrivermi all’indirizzo leonardomazzeo1@gmail.com, oppure sui social: @leon_mazz su Twitter e @leonardomazzeo su Instagram, dove trovate anche @bestiaaale.
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