Bestiale #98 - L'incredibile storia di Pelorus Jack, il delfino che guidava le navi in pericolo
Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la novantottesima puntata di Bestiale, che parla di Pelorus Jack.
Era da un po’ che non incentravo la newsletter su un argomento solo. Mi sono imbattuto in questa storia nei giorni scorsi e ho deciso che meritava uno spazio importante: vicende come quella di Pelorus Jack ci raccontano molto di noi, di come interpretiamo la natura e le sue manifestazioni, di come ci interfacciamo con le altre specie e di come loro si rapportino con noi. Una finestra sulla bellezza: la apriamo insieme, lì fuori c’è un mondo di racconti incredibili. Come quello di Pelorus Jack.
A quale specie apparteneva
Pelorus Jack era un grampo: con questo nome simpatico, a metà tra un crostaceo e una contrazione muscolare, si identifica una specie appartenente al genere dei delfinidi. Conosciuto anche come “delfino di Risso”, raggiunge circa i 4 metri di lunghezza e i 500 kg di peso. Il colore degli adulti è tendente al grigio, ma col passare degli anni aumentano le sfumature chiare.
Il capo è più tozzo e bombato rispetto a quello classico dei delfini. Specie diffusa praticamente ovunque, anche in Italia, raramente è stata avvistata in Nuova Zelanda. E invece la storia di Pelorus Jack arriva proprio da lì.
I primi avvistamenti
Anno 1888, stretto di Cook: le navi vengono scosse violentemente e i marinai tremano, le acque tumultuose, gli scogli e le correnti fino agli otto nodi fanno paura a chiunque passi di lì. I naufragi si susseguono, le imbarcazioni affondano . La goletta Brindle forse sarebbe andata incontro a quello stesso destino, se un grampo non fosse arrivato in suo soccorso: eccola, la prima apparizione pubblica di Pelorus Jack, chiamato così perché aspettava le navi proprio all'imbocco del Pelorus Sound.
Il grampo si mostrò subito amichevole con la goletta, accompagnandola e guidandola attraverso lo stretto per venti minuti, il tempo che bastava per superare il pericolo e arrivare al French Pass. Un caso isolato? Macché: negli anni seguenti, Pelorus Jack ha continuato a “pilotare” tutte le navi di passaggio. I marinai, addirittura, non cominciavano la traversata se prima non lo vedevano arrivare.
E dire che, inizialmente, l’equipaggio della Brindle aveva pensato di ucciderlo. Si racconta che fu la moglie del capitano a far cambiare idea alla ciurma. Mai decisione fu più azzeccata.
Il grampo amico dei marinai e protetto dalla legge
In breve tempo Pelorus Jack divenne famoso: entrò nella cronaca locale e non solo, praticamente tutte le imbarcazioni che passavano per lo stretto di Cook potevano testimoniare lo straordinario comportamento del grampo che le accompagnava nel momento del bisogno, come se avesse capito che il suo aiuto fosse fondamentale. Voleva solo giocare? Era semplicemente curioso? Forse.
Sta di fatto che nel 1904, dopo più di 15 anni di “servizio”, qualcuno tentò di uccidere Pelorus Jack: si pensa possa essere stato un marinaio ubriaco a bordo della SS Penguin. L’uomo fu poi bloccato dal resto dell’equipaggio. Secondo le leggende, nonostante l’aggressione subita, il delfino di Risso continuò ad aiutare le imbarcazioni. Tutte, tranne la SS Penguin, che nel 1909 affondò proprio in quel punto.
Dopo l’incidente, per proteggere il grampo, il 26 settembre del 1904 venne approvato una legge all’interno del Sea Fisheries Act che mirava a proteggere esplicitamente Pelorus Jack, che diventò così il primo animale tutelato in maniera espressa e ufficiale.
![](https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2Fc1dd3865-20bb-4d80-af41-e716474771b4_786x500.jpeg)
La fine della vita, l’inizio della leggenda
Dall’aprile del 1912 non si ebbero più notizie di Pelorus Jack e sulla sua fine girano molte storie. C’è chi sostiene che sia stato ucciso, ma si pensa possa essere semplicemente morto di vecchiaia. La colorazione chiara indicava che l’esemplare era parecchio avanti con gli anni: si narra che le ultime imbarcazioni lo aspettassero tenendo il suo passo ormai stanco, per non lasciarlo indietro. Su Wikipedia viene citato il custode del faro del French Pass, Charlie Moeller, che disse di aver ritrovato la carcassa di un grampo sulla spiaggia: come detto, gli esemplari di questa specie erano particolarmente rari in quelle zone. Fatto sta che da quel momento nessuno vide più Pelorus Jack, che nel frattempo però era entrato nella leggenda.
La notizia della sua morte fu una sorta di lutto Nazionale per la Nuova Zelanda. Il delfino di Risso era ormai diventato una star in patria, c’è addirittura una compagnia di traghetti che come simbolo ha proprio Pelorus Jack. E poi cartoline, copertine di giornali (come quella che vedete qui sopra), menzioni in racconti, canzoni. C’è addirittura un celebre ballo scozzese che si chiama come lui: la sua fama non aveva confini.
Qualche anno fa, sulle spiagge del French Pass, è stata installata una statua di bronzo dedicata a Pelorus Jack.
L’uomo che la cavalca è Graeme Barsanti, ex consigliere distrettuale di Marlborough. Il progetto è stato realizzato grazie ad una raccolta fondi alla quale hanno aderito parecchie persone: sono ancora in tanti a voler bene al celebre delfino di Risso, da quelle parti.
Quella di Pelorus Jack è inevitabilmente una storia che sfocia nel mito: arriva da un passato lontano, fatto di foto in bianco e nero e di notizie sfumate, raccolte sui giornali locali, tramandate col passaparola. Ricorda molto le vicende di Balto, il più famoso cane da slitta di sempre.
Io, curioso e amante degli animali, non posso che restare affascinato di fronte ad esemplari straordinari. E Pelorus Jack era uno di questi.
La guerra delle orche, a colpi di heavy metal
Torniamo per un attimo al presente, restando però in tema cetacei: se in passato erano nostri amici, oggi siamo in guerra con loro, in alcune parti del mondo. Nello stretto di Gibilterra, ad esempio, un gruppo di orche ha iniziato ad attaccare le imbarcazioni, affondandole. Ne parlavamo nella puntata #96 di Bestiale: tutto è partito da un singolo esemplare che ha influenzato i comportamenti di tutti gli altri.
I giornali ormai la chiamano “la guerra delle orche”. Per rispondere al fuoco, i proprietari delle barche stanno adottando una tecnica particolare: mettere musica heavy metal.
Florian Rutsch, un marinaio tedesco che lavora su un catamarano al largo delle coste della penisola iberica, ha raccontato al New York Times di aver cercato sui forum online idee su come fermare gli attacchi.
Ha letto che fa rirsuonare musica heavy metal dagli altoparlanti subacquei potrebbe aiutare ad allontanare le orche, e ha persino trovato una playlist Spotify condivisa creata appositamente per questo scopo: "Metal for Orcas".
Spoiler: al momento la tattica non sta funzionando.
Da un cetaceo che accompagna le barche attraverso uno stretto ad un gruppo di cetacei che affondano le barche che attraversano un altro stretto: come cambiano i tempi.
Per oggi è tutto, dal prossimo episodio riprendiamo con la newsletter classica. Ci sentiamo giovedì, ciao!
Se avete domande o se volete fare segnalazioni, potete scrivermi all’indirizzo leonardomazzeo1@gmail.com, oppure sui social: @leon_mazz su Twitter e @leonardomazzeo su Instagram, dove trovate anche @bestiaaale.
Se vi è piaciuta la puntata potete lasciare un ❤️ qui sotto, mi fate felice.
Se poi volete condividerla:
Infine, se non vi siete ancora iscrittə e volete farlo ora:
E grazie, come sempre.
l'ho trovata bellissima!!!! grazie per averla condivisa!! mi piacciono molto le tue storie, le leggo sempre e le aspetto contenta!!!
Bravissimo Leo!!!!
Che storia assurda! Mia nonna è una vita che dice che le vengono i "grampi" di notte, e io ho sempre pensato fosse solo una marinaia ubriaca...