Ciao, io sono Leonardo Mazzeo e questa è la cinquantaseiesima puntata di Bestiale, che comincia con il calamaro gigante.
Sto leggendo l’omonimo libro scritto da Fabio Genovesi che parla proprio di questa creatura ritenuta per molto tempo solo frutto della fantasia. Nel testo si fa riferimento ai primi incontri con il calamaro gigante, tra questi c’è il racconto della nave Alecton:
Gli uomini tirano più che possono, e dall’acqua nera come l’inchiostro spunta qualcosa di rotondo e scuro. Un occhio, enorme e luccicante, che li fissa. Loro restano di sasso, come allo sguardo della Medusa. Che aveva serpenti sulla testa, e nell’acqua vedono proprio questo, mille serpenti giganti aggrovigliati, pronti a far sparire la loro minuscola barca dell’oceano.
Probabilmente è proprio da incontri ravvicinati col calamaro gigante che è nata la leggenda del Kraken, mostro marino capace di affondare una nave intera coi suoi tentacoli.
Si pensa che il calamaro gigante possa raggiungere fino ai 20 metri di lunghezza, tentacoli compresi. Vive nelle profondità marine e per questo avvistarlo in natura è particolarmente difficile (gli esemplari che arrivano in superficie sono spesso già morti, oppure feriti o malati). Abbiamo quindi solo poche immagini di queste creature maestose e sfuggenti. Basti pensare che il primo video di un calamaro gigante vivo risale al 2006.
Di recente, tra l’altro, in Giappone è stato avvistato un calamaro gigante “grande come una Smart”.
Restiamo nel mare e passiamo a un argomento che dovrebbe stare a cuore a chiunque: la cacca delle balene.
Se ne parla sul Venerdì di Repubblica, tutto parte dalla teoria della biologa Heidi Pearson dell’Università dell’Alaska: stando ad uno studio condotto da lei stessa, sembra che la presenza dei grandi cetacei contribuisca ad aumentare il numero complessivo dei pesci presenti nel mare. Il tutto è possibile, secondo la studiosa, grazie alle feci della balena.
Una balenottera azzurra ne rilascia ogni giorno quattro tonnellate, in quello che i sub descrivono come uno “tsunami di cacca”.
La cacca di balena, dissolvendosi e salendo in superficie, aiuta la crescita del fitoplancton, visto che aggiunge nutrienti come azoto, fosforo, ferro e zinco.
Più feci di balena, insomma, significano più alghe negli oceani, e quindi più piccoli pesci e krill, e più loro predatori: tonni, squali, foche, uccelli marini, delfini.
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Puntata molto marittima, me ne rendo conto, ma sul Post viene sollevato un punto non banale: i “pesci”, tecnicamente, non esistono. O meglio:
Per quanto possa sembrare strano, non esiste qualcosa come un “pesce”, almeno da un punto di vista prettamente scientifico e di classificazione delle specie. Certo Nemo, il protagonista del famoso film di animazione Pixar, è conosciuto da tutti come un “pesce pagliaccio”, ma se andiamo a vedere la sua classificazione scientifica, la parola “pesce” per come la intendiamo nel parlato comune non compare mai.
Il nome della sua specie è Amphiprion ocellaris, appartiene quindi al genere Amphiprion che a sua volta rientra nella sottofamiglia Amphiprioninae, facente parte della famiglia Pomacentridae, che a sua volta rientra nel sottordine Labroidei che fa parte dell’ordine Perciformes, che prende il nome dal genere Perca: che vi diremmo sono un particolare tipo di pesci (da cui deriva “pesce persico”) se solo non vi avessimo rivelato appena poche righe fa che “pesce” dal punto di vista scientifico ci dice poco o nulla. A sgombro (ehm) di equivoci proviamo a chiarirci.
Il resto del pezzo lo trovate qui.
Dalle profondità del mare alle montagne più alte: pare che la vetta dell’Everest sia abitata da due gatti di Pallas, felini particolarmente resistenti al freddo. La sorprendente notizia viene raccontata su Repubblica:
Secondo gli stessi ricercatori, nella zona più alta del versante himalayano, sarebbero due i felini che hanno scelto come loro habitat naturale il fianco meridionale del tetto del mondo. Una scoperta estremamente preziosa per studiosi e ambientalisti di tutto il pianeta, curiosa e divertente per tutti gli altri.
Tra le specie più invasive e che più spesso frequentano la città troviamo sicuramente sia le nutrie che i cinghiali (chi ha letto il Bestiario invisibile di Marco Granata lo sa bene). Ma questi due animali, quando si incontrano per caso, come si comportano? Beh, sembra non si stiano proprio simpaticissimi.
La mia parte preferita del video resta comunque la telecronaca.
Meme che mi ha fatto ridere ma anche riflettere.
In provincia di Piacenza sono sempre più frequenti le aggressioni di lupi nei confronti dei cani. Per questo motivo, la regione ha sperimentato una nuova strategia: peluche elettrificati per scoraggiare gli attacchi.
E nel frattempo è arrivata la prima interazione:
Quindi il lupo più audace ha dato prima un piccolo morso al pupazzo asportando parte del vero pelo di cane che gli era stato applicato per poi ghermire il pupazzo cercando di portarlo via, ma lasciandolo subito dopo, a seguito dell’impulso elettrico ricevuto. Il branco di lupi si è quindi velocemente allontanato. Gli studiosi, - si legge nella nota - pur nella consapevolezza che questa prima osservazione non rappresenta, ad oggi, una risposta alle problematiche lamentate sul territorio, evidenziano che il risultato mostra la sussistenza dei presupposti necessari per effettuare uno studio più approfondito su questi strumenti.
Momento qualche link e poi 👋
Incredibile, hanno trovato un orso su Marte 🐻
Assolutamente senza nessun motivo, un koala che piange dopo essere stato buttato giù dall’albero da un altro koala 🐨
Geco sopravvissuto dopo un viaggio dall’Egitto al Regno Unito: era dentro una confezione di fragole 🍓
“Uh, guardate, una lontra! Che carina! Oddio… ma perché fa così? Oh, no… nononono” 🦦
Aspetta, in che senso un coccodrillo a Napoli? 🐊
Oggi ci lasciamo giocando a nascondino con un elefante.
Ciao, a giovedì prossimo!
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Davvero bella questa puntata marina. Il libro di Fabio Genovesi m'è piaciuto davvero un sacco, soprattutto perché tiene dentro tutto (è saggio, romanzo, poesia, autobiografia e allo stesso tempo niente di tutto questo). E poi è un libro sul potere delle storie.
Altrettanto indefinibile è un bellissimo libro sulle balene curato da Claudia Losi per Johan & Levi: s'intitola "The Whale Theory" ed è la parte letteraria del viaggio-mostra di Balena Project.